Monumento Naturale Buco del Frate

Nella sella fra il Monte Budellone e quel che rimane del Monte Paitone, letteralmente mangiato dalle cave, si trova una cavità nota con il nome di Buco del Frate.

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Descrizione

Il Buco del Frate, situato sul Monte Budellone in comune di Prevalle, è tra le più importanti cavità sotterranee del Bresciano, e porta il numero uno nel Catasto Speleologico Lombardo. Dal 1983, grazie a Legge Regionale, è tutelata come Monumento Naturale.. Questo sito è localizzato nel cosiddetto “Carso Bresciano”, ovvero, le Prealpi tra la sponda occidentale del Lago di Garda e la città di Brescia. Si tratta di un’area caratterizzata principalmente da affioramenti di calcari mesozoici che hanno permesso lo sviluppo di fenomeni carsici in superficie ed in profondità, generando un complesso sistema di grotte e doline, ad oggi in parte ancora inesplorate. Queste, nel corso di centinaia di migliaia di anni, hanno funzionato come trappole sedimentarie accumulando sedimenti e resti fossili a partire dal Pleistocene Medio.  La grotta  è caratterizzata da due ingressi dai quali dipartono due passaggi discendenti, funzionanti da inghiottitoi, i quali si incontrano all’incirca verso la metà del segmento principale. Il deposito (fig.1) è caratterizzato da sedimento clastico, argilloso, costituito da terre rosse che riempiono gli spazi lasciati da grandi blocchi di distacco crollati dalla volta. Le prime pubblicazioni sui resti paleontologici risalgono al 1926, quando i membri del Gruppo Grotte Brescia e del Gruppo Grotte Cremona riferirono la presenza di resti di orso delle caverne (Ursus spelaeus). Nello stesso anno, fu Ardito Desio a recuperare ossa fossili, studiate poi da Airaghi presso il Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Tuttavia, il materiale rinvenuto e depositato nel Museo Meneghino fu distrutto durante i bombardamenti di Milano del 1943, impedendo un’analisi tafonomica moderna. Solo nel 1954, con l’avvio delle attività del Gruppo Grotte Gavardo (GGG), fu scoperto il deposito principale: un livello fossilifero che poteva superare il metro di spessore al di sotto di uno strato di 20-30 cm di crosta stalagmitica. Da un punto di vista tafonomico, i reperti fossili rinvenuti sono spesso caratterizzati dalla presenza di una patina scura manganesifera-fosfatica, dovuta ai residui della decomposizione dei tessuti molli. Inoltre, il fatto che queste patine rivestano anche le argille vicine alle ossa indica che il processo di decomposizione avveniva in situ (Pasa, 1958). Le faune a macromammiferi rinvenute presso il Buco del Frate sono state elencate da Pasa (1958) e Simoni (1971). Le specie più frequenti risultano Ursus spelaeus, il lupo (Canis lupus), la volpe (Vulpes vulpes) e la marmotta (Marmota marmota), mentre gli erbivori sono piuttosto scarsi. Molto interessante è il rinvenimento di due crani ben conservati attribuiti al ghiottone (Gulo gulo), di reperti di Marmota marmota e la presenza di bisonte delle steppe (Bison priscus), indici di un clima glaciale, in associazione con forme tipiche di climi più temperati quali il cervo rosso (Cervus elaphus) e la iena (Crocuta crocuta spelaea) (Pasa, 1958; Bona et al. 2023). Inoltre, il ritrovamento di una mandibola di castoro (Castor fiber) è indice di acque ruscellanti (Pasa, 1958). La datazione al 14C di un dente di Canis lupus ha restituito un esito di 41,130 - 40,465 cal. BC (LTL22178 – CEDAD Lecce), attribuendo il livello fossilifero alla seconda metà del MIS3 (Marine Isotope Stages). Lo studio della fauna a micromammiferi  ha permesso di interpretare le condizioni paleoambientali e paleoclimatiche dell’area del Buco del Frate, confermando l’attribuzione del materiale fossile alla seconda metà del MIS3.  L’ambiente dell’area del Buco del Frate era assimilabile ad una taiga aperta caratterizzata da scarsa copertura vegetale, corsi d’acqua e rocce esposte. La temperatura media  era inferiore di 4° rispetto all’attuale, mentre la piovosità era più bassa di oltre il 30%. L’associazione faunistica, rinvenuta presso il Buco del Frate, consente di ipotizzare che il deposito originale, prima della deposizione dei blocchi di crollo, fosse costituito da due livelli, testimoni della transizione da climi più freddi ad un intervallo più temperato o viceversa

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Pagina aggiornata il 23/05/2025